Terapia Multistemica in acqua
Tra pochi giorni presso la pisciana del Centro Sportivo inizieranno i corsi di Terapia Multisistemica in Acqua (TMA). La Terapia Multisistemica in acqua è una terapia sviluppata in ambiente naturale con un modello teorico di riferimento e una metodologia strutturata attraverso fasi, che utilizza inoltre metodiche cognitive, comportamentali, relazionali e senso motorie.
Tale terapia si rivolge ai soggetti con autismo, disturbo pervasivo dello sviluppo e disturbi della comunicazione.
Si svolge in una piscina pubblica (setting naturale) ed ha scopi espliciti e scopi impliciti. Gli scopi espliciti, che tra l’altro danno forma all’attività, sono l’insegnare a nuotare e sapersi adeguare alle regole della piscina.
Gli scopi impliciti di tale terapia sono di migliorare le capacità dei soggetti di muoversi nel mondo in modo da poter aumentare la qualità della loro vita.
Il fine ultimo della terapia non è l’insegnamento del nuoto, né l’uso di quest’ultimo per svago o ricreazione, anche se il gioco e lo stare bene insieme vengono utilizzati come elemento facilitante la relazione e la gestione delle emozioni.
Il nuoto è utilizzato come veicolo per raggiungere obiettivi terapeutici e attuare il processo di socializzazione e integrazione con il gruppo dei pari.
Il bambino che impara a nuotare durante l’intervento può ridefinire le relazioni con il terapeuta e con gli altri bambini. Raggiunta l’autonomia, infatti, il soggetto, che nella fase iniziale aveva mostrato soltanto evitamento e allontanamento, ora può dimostrare, in piena indipendenza, un’intenzionalità relazionale con il terapeuta e con l’eventuale gruppo d’integrazione.
Il soggetto quando si appresta ad imparare le attività natatorie, si sente libero di esplorare l’ambiente acqua e capace di interagire in quest’ultimo. Utilizzando tali nuove capacità acquisirà autostima e un senso di autoefficacia supportato e rinforzato dal terapeuta e dalla famiglia.
In sintesi, l’applicazione clinica della TMA favorisce l’apprendimento e lo sviluppo del bambino autistico a livello emozionale, cognitivo, comportamentale, sensomotorio, sociale e comunicativo.
La TMA si attua attraverso un processo interpersonale pianificato e consapevole volto a influenzare disturbi del comportamento e relazionali con mezzi prettamente psicologici verbali e non verbali in vista di un obiettivo elaborato, che può essere la riduzione dei sintomi o la modificazione delle capacità comunicative.
Questa metodologia è fondata sul rapporto umano e su procedure tecnico-sperimentali. Pertanto propone la modificazione degli schemi cognitivi, comportamentali, emotivi e di interazione, nonché di un versante psicoeducativo in modo da poter dare elementi di gestione alla famiglia in una sorta di co-costruzione della diagnosi funzionale che rispecchia le reali capacità del bambino.
Nella TMA il trattamento ha finalità a medio e lungo termine, centrandosi sui cambiamenti della persona che pongono le condizioni per definire “terapeutico” l’intervento.
La TMA non deve essere l’unico intervento né limitarsi né entrare in contrasto con altri ma, va inserita in un intervento globale, condividendo gli obiettivi. Il trattamento dovrà essere parte di un intervento terapeutico educativo di un equipe interdisciplinare. Noi partiamo dal presupposto che l’autismo ha una genesi multifattoriale e gli interventi sono essi stessi multidisciplinari.
Non essendo ancora stata individuata la causa unica dell’autismo, numerosi sono i professionisti che se ne occupano con formazione e modalità diverse: medici, psicologi, logopedisti, psicomotricisti, educatori, tecnici della riabilitazione.
È evidente che per avere successo si necessita di interventi specifici che tengano conto dell’individualità di ogni singolo soggetto e del contesto in cui è inserito, altresì è necessario un confronto e un dialogo tra i diversi professionisti che si occupano del soggetto con questa sindrome.
In questo modo tutti condividono i successi e gli insuccessi, le limitazioni e i possibili cambiamenti in modo da individuare un percorso comune.
La presa in carico avviene tramite un colloquio iniziale con la famiglia in cui vengono esplicitate le difficoltà del soggetto. Si cercherà di capire le reali esigenze della famiglia e la motivazione che spinge ad intraprendere tale attività. Durante il colloquio verranno illustrati il percorso da poter fare e gli obiettivi che potranno eventualmente essere raggiunti dal soggetto.
Altro aspetto è stabilire gli obiettivi della terapia e creare un clima collaborativo e di condivisione.
A seguito del colloquio verrà fatta una valutazione in acqua del soggetto per capire le sue capacità e se tale terapia sia realmente fruttuosa per lui. In seguito a tale valutazione possiamo considerare realmente validi gli obiettivi concordati nel colloquio iniziale.
Effettuata la parte valutativa inizia la terapia con relativa presa in carico. I primi incontri serviranno a stabilire la relazione con il soggetto, prerequisito fondamentale per la buona riuscita dell’intervento.
Ogni incontro sarà seguito da un commento e da un piccolo spazio di condivisione con i familiari , che nel frattempo avranno osservato dai vetri della piscina la terapia.
Non possiamo aggiungere altro poiché ogni soggetto è diverso da un altro e quindi ogni percorso è estremamente individualizzato.